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UN SUCCO AMARO O DOLCE

La vita, lo sappiamo, ci può sorprendere e anche spaventare. Una malattia, una diagnosi di cancro, un lutto, un incidente, famiglie che crollano...la vita è a tratti dura e può far paura. 

A volte, mi sento come un frutto che viene spremuto per far uscire il suo succo. E mi chiedo - ma che succo sta uscendo dalla mia vita? Quando le circostanze della vita mi vogliono spremere, ne esce un succo dolce o amaro? Porto ancora amarezza nel mio cuore? Sto imparando che quanta più amarezza lascio nel cuore, più difficile sarà per me continuare ad essere grata. 

E la gratitudine - lo sappiamo - è la chiave per fare quel gradino in più verso la felicità.

DOPO DUE ANNI

Oggi 29 luglio sono due anni dalla prima chemio...Quando scopri di avere il cancro inizialmente pensi subito alle persone intorno a te, ai tuoi figli, ai tuoi genitori, al tuo compagno. Inizialmente ti chiedi come farà la tua famiglia a starti vicino in un momento così particolare. Inizialmente ti preoccupi di loro, di come vivranno tutto ciò che comporta una diagnosi  di cancro. Poi, col tempo, dopo esami specialistici, TAC, PET, interventi, chemio e quant'altro ti rendi conto che stai diventando un po' più egoista, anche se non vorresti.  Mentre prima pensavi alle reazioni degli altri, oggi pensi un po' di più a te stessa. Credo che abbia a che fare con lo spirito di sopravvivenza che noi tutti abbiamo. Oggi ti guardi più dentro, sei più sensibile a ciò che ti è intorno, stai scoprendo ciò che ti fa male e ciò che ti fa stare bene. E mentre prima, cercando di azzerrare il tuo egoismo, convivevi anche con ciò che ti faceva stare male, oggi ti senti più egoista e ti allontani da tutto ciò. 

Prendersi cura di sé, coltivare passioni, hobby, fare ciò che ami fare e allontanare il negativo dalla propria vita è diventato fondamentale. Per sopravvivere e continuare a vivere a questo cambiamento bisogna fare spazio alla positività, al bello, alle emozioni, a tramonti nuovi, a sapori nuovi, a paesaggi nuovi, a tutto ciò che può riempirci l'anima e il cuore.  

LA SPERANZA

Oggi è un anniversario importante per me. Due anni fa oggi parole come cancro e morte hanno fatto capolino nella mia vita. Ricordo che furono proprio queste due parole che il dottore iniziò ad associare insieme. A 47 anni non ci avevo ancora mai pensato - a dir la verità -né ad ammalarmi di cancro né quantomeno a morire. Mi sentivo, forte, sana, in forma. In un batter di ciglio, ho iniziato a pensare a parole come futuro, speranza, avvenire sotto una luce nuova, diversa e più importante. Che ne sarà dei miei figli - fu il mio primo pensiero. Che ne sarà del mio futuro? Posso esserne ancora certa? E allora ecco che a due anni di distanza nonostante non sia medicalmente dichiarata guarita, posso guardare il mio futuro e avere speranza. Queste parole pian piano hanno iniziato a prendere di nuovo radice nel mio cuore. Geremia 29:11 mi ricorda che Dio ha pensieri di pace e non di male, per darmi un avvenire e una speranza. Ed ecco allora che guardo al futuro e ho il cuore pieno della Sua speranza, quella speranza che il mondo e nessun altro potrà mai darmi. 

IL PERDONO

 Oggi devo chiedere perdono a Maria, devo chiedere perdono a me stessa. Devo chiederle scusa per tutte quelle volte che l'ho maltrattata, anima e corpo. Per tutte quelle volte che non mi sento abbastanza, che non mi sento all'altezza, che penso di non essere abbastanza, di non fare abbastanza, per le volte che pretendo troppo da me stessa. Per tutte le volte che ho maltrattato il mio corpo per chissà quale canone di bellezza, imposto chissà da chi e quando. Chissà perché si pensa che la bellezza abbia a che fare con il corpo, quando ha a che fare molto di più con l'anima, da ciò che abbiamo dentro e che coltiviamo ogni giorno, sia nel bene che nel male. Se coltiviamo rancore, odio e mancanza di perdono, questo si rifletterà anche fuori... È per questo che ho bisogno di chiedermi perdono. Ho bisogno di tempo, ho bisogno di tempo per migliorare, crescere, maturare, essere la versione migliore che potrei essere. Tutto ciò - comprendo pian piano - viene dall'accettare tutte le mie mancanze, tutte le mie debolezze, tutta la mia stanchezza. Sto comprendendo che la stessa pazienza e lo stesso perdono che cerco di dare agli altri, devo necessariamente elargirlo anche a me stessa. Per essere un'anima bella come vorrei, ho bisogno di innaffiarla quest'anima e vederla crescere pian piano, proprio come un fiore bellissimo. E oggi ho iniziato...col chiedermi perdono.

COME LE AQUILE 

 Mi sento imprigionata in un corpo che non sento più mio. Io che ho sempre curato l'alimentazione, io che da sempre mi alleno, io che da anni evito gli zuccheri, i fritti, l'alcool, i dolci...  ogni tanto mi ritrovo a pensare "Cosa ho sbagliato?", "ma come è successo?" E bada bene, non mi chiedo il perché, ma piuttosto il come. Se è successo una volta, potrebbe succedere di nuovo. Chi l'ha vissuto una volta sa bene cosa voglia dire vivere una vita aspettando una recidiva. Pur non volendo vivere nella paura, il pensiero sporadicamente e umanamente va proprio dove non  dovrebbe andare... "E se mi ammalo di nuovo?".... "Riuscirei ancora una volta a combattere?" "Se succedesse di nuovo, saprò ancora alzare gli occhi ai monti e trovare il mio Dio, la mia salvezza e il mio rifugio?" Non ho dubbi che Lui sia sempre li pronto a farsi trovare, sempre ponto a prendermi e darmi nuove forze, per farmi alzare in volo proprio come le aquile. Il mio Dio si farebbe trovare ancora e ancora.